Immigrati: orientamenti e percezione a Nordest


Sondaggi - lunedì 6 Novembre, 2017

I fenomeni migratori sono sempre più marcati dal segno del dubbio, dell’incertezza. Anche il Nordest, come l’Italia, il resto dell’Europa e del mondo occidentale, guarda ai migranti con un misto di timore e paura e, nello stesso tempo, di solidarietà e desiderio di aiutare. Solo che, per una parte crescente della popolazione, tendono ad aumentare le prime istanze, piuttosto che le seconde. Così, il barometro delle percezioni sposta la sua lancetta verso l’area negativa.

Non sono prevalenti, ma indubbiamente attecchiscono le emozioni ostili. Sentimenti che si alimentano dell’amplificazione delle notizie diffuse dai mezzi di comunicazione, che spesso forzano la realtà e contribuiscono a costruire un immaginario collettivo disancorato dall’oggettività dei fatti. Gli esponenti politici, poi, sono pronti a cavalcare il malessere di parti della popolazione, esasperando la polemica: illudendo di poter risolvere i problemi semplicisticamente costruendo muri o proclamando espulsioni. Si fatica ad affrontare il tema migratorio in modo pragmatico, senza farsi condizionare dal consenso immediato così come da atteggiamenti moralistici.

Da ultimo, è sufficiente rinviare al dibattito sviluppatosi attorno al tema della legge sull’integrazione dei figli dei migranti presenti in Italia (detta dello “ius soli”) per avere la misura delle difficoltà che attraversano la classe dirigente italiana: si rinvia la decisione per i timori legati al consenso alle prossime scadenze elettorali. Insomma, non esercita il ruolo per cui è stata eletta: la responsabilità. Il risultato è che se ne parla in modo gridato, contrapposto, raramente pacato e senza essere prigionieri degli stereotipi.

04.09.2006 - Stabio: riapertura scuole

Quotidiani Finegil, 5 novembre 2017

Corriere delle Alpi, 5 novembre 2017

Il Piccolo, 5 novembre 2017

Messaggero Veneto, 5 novembre 2017

Trentino, 6 novembre 2017

AltoAdige, 6 novembre 2017

Sia chiaro: il fenomeno è complesso e contiene al suo interno tanto questioni legate alla convivenza, quanto le risorse di culture e competenze che sostengono la nostra economia e le nostre famiglie. Ma più si rimandano le soluzioni, maggiore è il problema che si genera. La sensazione è che più spesso la realtà sia sovrastata dall’immaginario, dal sentito dire. Al punto che sono le rappresentazioni sociali e determinare la realtà, e non viceversa. Quanto siano mutate le percezioni dei nordestini verso gli immigrati e quali siano gli orientamenti verso l’ipotetica legge sull’integrazione dei figli dei migranti è l’oggetto dell’ultima rilevazione di Community Media Research.

Prendiamo le mosse da un dato di conoscenza oggettiva. I nordestini sanno quanti sono i migranti regolarmente residenti in Italia? Solo un terzo (36,1%) risponde correttamente alla domanda, su tutti i friulani e giuliani (47,6%): come rileva l’Istat, sono 5.026.153. Poco più della metà (57,9%) sottostima il fenomeno (fino a 3 milioni), il restante 6,0% immagina ve ne siano oltre 10 milioni. E qual è la religione più diffusa fra i migranti? I due quinti (43,1%) rispondono correttamente quella cristiana – per l’Istat (2015) il 56,4% appartiene a questa religione – soprattutto fra i friulani e giuliani (66,8%), mentre i veneti appaiono decisamente i meno informati (37,2%). Piuttosto, la maggioranza crede siano soprattutto musulmani (53,7%). In quest’ultimo caso, in particolare, appare evidente come l’immaginario offuschi la realtà.

Se sommiamo le due risposte, otteniamo che i “conoscitori” (chi risponde correttamente alle due domande) sono solo il 17,2% dei nordestini, con i friulani e giuliani (38,3%) al vertice della classifica territoriale. Presenta una “conoscenza parziale” (sbaglia una delle due) il 44,7% (più di tutti i trentini e alto atesini: 54,7%), mentre ben il 38,1% è un “non conoscitore” (con entrambe le risposte errate), con i veneti (42,7%) a capeggiare questo gruppo. Dunque, pochi sanno correttamente quanti sono i migranti in Italia e che religioni professino. Questo livello di scarsa conoscenza inficia le opinioni e gli orientamenti.

Ma andiamo per ordine. Non c’è dubbio che fra il 2013 e oggi, le percezioni dei nordestini verso gli immigrati virino verso un sentimento negativo. Diminuisce l’idea per cui chi delinque non ha distinzioni di cittadinanza (tanto gli italiani quanto gli stranieri sono una minaccia: 77,8%, era l’85,4%), che gli immigrati favoriscano la nostra apertura culturale (55,6%, era il 72,2%) così come siano una risorsa per la nostra economia (63,8%, era il 72,2%). Per contro, si riduce la percezione che siano una minaccia per la sicurezza individuale (25,9% dal 34,5%) e rimangono inalterate la sensazione che siano un pericolo per le nostre tradizioni (22,4%, era il 21,5%) o una minaccia per l’occupazione (22,2%, così pure nel 2013). Sommando queste opinioni, otteniamo che gli “accoglienti” (ovvero chi offre solo risposte positive) sono la maggioranza dei nordestini (55,4%), una quota stabile rispetto al 2013 (54,5%). Invece, diminuiscono gli “ambivalenti” (31,6%, erano il 44,1%) – le cui risposte mettono l’accento ora su dimensioni positive, ora negative verso i migranti – a favore di un incremento degli “avversi” (13,0%, era l’1,4%) che attribuiscono agli stranieri solo valenze negative.

Dunque, tendono a polarizzarsi le opinioni, con le generazioni più giovani, gli studenti, chi possiede una laurea, i friulani e giuliani e i veneti a manifestare orientamenti di maggiore apertura. Mentre anziani, chi ha un basso titolo di studio, chi è ai margini del mercato del lavoro (disoccupati, casalinghe), i trentini e alto atesini hanno umori più negativi. Ma è rilevante sottolineare come un’inclinazione di apertura o chiusura sia direttamente collegata con il livello di conoscenza posseduto del fenomeno. Quanto più lo si conosce, maggiore è l’orientamento accogliente verso gli immigrati. Tuttavia, il mutare (in peggio) del sentiment verso gli stranieri, fa cambiare la predisposizione verso un’ipotesi di legge? Può apparire paradossale, ma la risposta è negativa. Fra “ius soli” (28,4%, era il 36,8%) e “ius sanguinis” (25,6%, era 8,3%), rimane prevalente l’idea di una cittadinanza proattiva da parte del migrante e a condizione di un percorso di acquisizione e adesione ai valori e alla cultura italiana (43,7%, era il 54,9%). Solo il 2,3% non darebbe la cittadinanza ad alcuno. Dunque, la grande maggioranza fra i nordestini auspica una legislazione adeguata all’integrazione, al punto che persino il 72,8% di chi è “avverso” ai migranti ritiene giusto attribuire la cittadinanza agli immigrati, e così la pensa il 97,6% degli “ambivalenti” e il 99,8% degli “accoglienti”.

Serpeggia, ed è in crescita, un sentimento di ostilità verso i migranti. La scarsa conoscenza del fenomeno, unita a rappresentazioni esasperate dei media e della politica, alimentano un immaginario che sovrasta la realtà dei fatti, favorendo un circuito perverso e pericoloso cui si abbeverano le istanze populiste. Nello stesso tempo, però, permane la domanda di regolare l’integrazione degli immigrati cui solo la politica può dare risposta. Se fosse disposta ad assumere, più che il consenso elettorale immediato, il criterio del bene comune.

Daniele Marini

 

Nota metodologica

Community Media Research, in collaborazione con Intesa Sanpaolo – Cassa Risparmio Veneto, realizza l’Indagine che si è svolta a livello nazionale dal 9 al 16 ottobre 2017 su un campione rappresentativo della popolazione residente in Italia, con età superiore ai 18 anni. Gli aspetti metodologici e la rilevazione sono stati curati dalla società Questlab. I rispondenti totali sono stati 1.561 (su 13.413 contatti). L’analisi dei dati è stata riproporzionata sulla base del genere, del territorio, delle classi d’età, della condizione professionale e del titolo di studio. Il margine di errore è pari a +/-2,5%. La rilevazione è avvenuta con una visual survey attraverso i principali social network e con un campione casuale raggiungibile con i sistemi CAWI e CATI. Documento completo su www.agcom.it e www.communitymediaresearch.it